È una scorta infinita
quest’affetto, risale a un vissuto gioioso, alle domeniche attorno ad un falò o
più semplicemente a quei dì, dove tutto era condivisibile e la passeggiata
assumeva il carattere della festa, nella verbosità estranea ai silenzi.
Sì, non vi erano pene capitali -
e le domeniche erano dedicate ai “cuccioli della famiglia”, ai dolci fatti in
casa, al pane fresco nella madia.
Ecco, quei momenti restano tutti.
È in quei giorni che ho fatto
incetta di amore - così come di abbracci nel continuo crescere di ora in ora,
lontana dalle cose brutte.
Ecco l’amore - la sua durata nel
tempo.
A lui devo le mille solitudini,
così, sempre a lui l’espandersi del cuore.
Abbracciandoti è un po’
riannodare i fili dei ricordi, l’eco della gioventù mai del tutto sopita che
con il tuo sguardo, inconsapevolmente, risvegli.
Grazie.
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