venerdì 3 dicembre 2010

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Se una donna, una donna qualunque, magari una piccola donna, sorretta da una minuta corporatura che divide l'elemento osseo dalle parti molle, dall’anima emergente dalla dura scorza, ti raccomandasse che, in questo preciso momento ha bisogno assoluto di certezze, ha necessità di quelle verità indelebili, che alla vita donano “ vita” e all’amore vigore, alla ragione serenità, cosa risponderesti?
E’ il mondo che la inquieta, nella sua efficace spossatezza.
Vuoi perdonare questa vivacità - questo dinamismo poetico che più volte spingono verso l’alto la sua fantasia, riconoscendosi in quell’impresa assurda che vuole “essere” più che ” apparire”?
Riconoscersi in quel significato profondo – vasto – nella sua altitudine?
Non lasciarla soffocare. Non abbandonarla facendola spazzare via dai venti gelidi siberiani che agitano ancora il suo cuore, la sua memoria, non lasciarla priva di speranze.
Nonostante il suo spirito indipendente, soffre. Soffre per quella carezza mancata.
E’ ancora un albero dolente, vuoi?
Non lasciare quell’immagine sfocata in lei, di te ha stima profonda, si fida.
E’ una moderata visione che ha del mondo, non tutto può succedere, pur qualcosa deve accadere, nel mutevole scenario della vita. E’ un labirinto il suo, si lascia esplorare nelle sue poesie – nelle lettere – negli aneddoti, tutte piccole peculiarità della sua vita che te le dona senza mentire.



Asia

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