mercoledì 6 ottobre 2010

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Ogni solitudine si presenta sotto una luce diversa. Sottacendo spesso gli elementi che l’hanno causata. Porta con sé la sua attrazione, tanto da non poter precludere la sua vicinanza. Minimizza il dolore, prendendolo con mani tremanti, quasi fosse un cristallo. Trattando con cortesia la nostra debolezza, attraversando l’io con infinita devozione.
E’ la solitudine che amo, è la solitudine che ho dispiegato sotto i raggi della luna, riavvolgendola nei sogni - nelle pieghe del silenzio di un’alba.
E’ questo tipo di solitudine che, passando davanti alla mia casa, ha inteso favorirmi della sua presenza.
Nessuno ha notato la sua sottile e silenziosa presenza mentre si soffermava, neppure uno, ha notato quel pallore mentre mi attardavo nel guardare i fiori, nessuno ha considerato il mio bisogno di spiritualità.
Solo dopo si ritorna ad amare, obbedienti a quel volere supremo, insito nell’uomo, amare! Irreprensibili obbediamo.
Lasciando alle spalle vincoli di sangue. Abbandonando gli affetti più intimi della nostra prima età per unirci a un cuore che il più delle volte non conosce l'altro.
Assillati da un solo piacere, bere alla coppa dello stesso amore.
Un lui per sempre. Ancora un lui nel sogno, ancora un lui, onnipresenza, mitica esistenza. Senza paura ne seguiamo l’ombra, il fantasma.
Ne acclamiamo le qualità, disconoscendone, a spada tratta, le trasgressioni.
Alternativamente, reciprocamente attratti dalla sua anima.
Sfuggita alla curiosità di Venere.
Perché?


asia

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