martedì 26 ottobre 2010

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Sposami davanti al Dio della foresta, passami questi eccessi del cuore mentre alloggi altrove con i tuoi colpi di testa, con le tue titubanze - Vivono qui. Rafforzano il vincolo, consigliati dall’aria, risiedono in questa memoria che ti avverte perfetto, nell’imperfezione ereditata. Così, precipiti negli impulsi della coscienza.

Immersa nell’antica sofferenza, accettata, come qualcosa di mutuo rispetto, si offre a quel qualcosa di maturo oltre i limiti dettati dall’amore. Ti ha vissuto così questa donna, così ti vive ancora. Nelle inquietudini, nei nervi tesi, nelle incertezze, esplorate sino al confine dell’insondabile, con smisurato affetto, in quest’amicizia. Tenera e solidale. Che è, che vuole decollare, pur con suoi limiti, le sue incompiutezze.
Naufraga in un mare che non sa riconoscere, stanca, vuole rivivere l’antico splendore, recuperando il senso della concretezza, dello scontro, se necessario, afferrandoti per la mano.
Per arrivare al dunque, bisogna essere in due. Sempre più difficile concentrarsi in quest’attenzione, se la tua figura si allontana sempre in quel crocevia. Lascerò la porta aperta stasera, nel caso tu voglia ritornare sui tuoi passi. Qui, al riparo dei venti,dell’indiscrezione, l’amico raggio risplende ancora.
Qualcosa mi dice che tornerai visibile a questa memoria, non appena la timidezza lascerà il suo posto all’eventualità.
Per ora resterò in disparte, posando il mio sguardo sull’autunno che incombe, su questi anni che passano, sulla nebbia che tutto avvolge, comprese le risonanze e questo dire silenzioso sotto un cielo che promette acqua.


"Grande è il mio segreto - ma è bendato -
esso mai mi sfuggirà
fino al giorno che la custode stanca
lo condurrà oltre la tomba a te" (ED)


Tvb

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